Paolo, maestro di libertà

Paolo Petricig (1929…), insegnante, educatore, artista, politico, saggista, giornalista pubblicista, instancabile organizzatore culturale. Ideatore e fondatore della scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Tante, troppe cose per poter dare un quadro esaustivo della sua poliedrica attività in una sola mostra. Questa, organizzata in occasione del quarantesimo anniversario della scuola bilingue – scuola che, ricordiamo, dal 2017 è a lui intitolata – focalizza dunque l’attenzione esclusivamente sulla sua figura di educatore eccezionale e sulla sua avvincente attività pedagogica, svolta dentro e fuori l’istituzione scolastica.
Già dai suoi primi anni di insegnamento alle scuole elementari di Cepletischis, nelle Valli del Natisone (dal 1951 al 1965), e successivamente in Friuli, a Ipplis (dal 1965 al 1969), Paolo ha attuato innovativi metodi educativi – per i quali ha ricevuto significativi riconoscimenti –, ispirati in particolare a quelli già sperimentati dal pedagogista e maestro francese Célestin Freinet (1896-1966). La pedagogia Freinet comprendeva una serie di attività, chiamate “tecniche”, che Paolo ha fatto proprie in modo originale trasferendole nelle classi a lui assegnate: la pittura libera, la stesura del testo individuale (rigorosamente libero per l’argomento e la forma), la lettura in classe, la scelta dei testi e la loro messa a punto collettiva, quindi la stampa delle pagine del giornalino, la corrispondenza interpersonale con bambini di altre scuole, la conoscenza della storia locale e dell’ambiente con il coinvolgimento delle famiglie, la discussione in classe su fatti d’attualità, la responsabilizzazione e il rispetto per il bene comune (compresa la gestione “finanziaria” della piccola economia di classe) e, soprattutto, la continua sollecitazione della creatività del bambino. A questi metodi, intesi come esperienze organiche in cui ogni tecnica si coordinava e collegava alle altre, si rifacevano i maestri che aderivano al Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), fondato in Italia nel 1951, del quale Petricig è stato uno degli esponenti più attivi e stimati.
Altri riferimenti importanti per Paolo sono stati Viktor Lowenfeld (1903-1960), docente di educazione artistica presso la Pennsylvania State University, e il teorico e critico d’arte inglese Herbert Read (1893-1968) che proponeva un’educazione integrale attraverso l’arte, centrata, come anche l’École Freinet, sul campo motivazionale del lavoro svolto a scuola. Fondamentali per questo metodo d’insegnamento erano le capacità del maestro di coinvolgere i bambini e di infondere in loro entusiasmo per le attività proposte, basate sul lavoro di gruppo, sulla discussione in classe e sulla reciproca collaborazione, di certo non sulla competizione né su selettivi criteri meritocratici.
Tra gli anni sessanta e settanta Paolo, oltre a tenere conferenze e corsi di aggiornamento per insegnanti, ha collaborato alle riviste di indirizzo pedagogico “Cooperazione Educativa” e “Riforma della Scuola”, trattando temi di educazione artistica e linguistica. Nel 1970 ha pubblicato il saggio Creatività e sviluppo della personalità – L’espressione nella scuola dell’obbligo (ripreso e aggiornato in Il libro dei bambini – L’esperienza artistica come percorso conoscitivo, 2004) e nel 1975 la dispensa di supporto didattico La ricerca d’ambiente nelle Valli del Natisone.
Con lo pseudonimo Mjuta Povasnica ha scritto e adattato racconti e favole tradizionali per bambini, sia in dialetto sloveno che in italiano. Tra questi ricordiamo Favola invernale (1990), Jubiza e Arpit (1995); le due antologie dialettali Sonce sieje (1996 e 1998); Le tre anatrine (2001); la raccolta Lo scrigno delle storie / Pravce iz Benečije (2001).
















le foto dell‘allestimento sono di Irene Lazzarin

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