CARNEVALE IN FRIULI

Sammardenchia/Samardencje, 13' (2010)
Sauris/Zahre (2010), 24'
Rodda/Ruonac (2010), 27'
Montefosca/Čarni varh (2010), 20'
Resia/Rezija. Il cappotto di Ğuankala (2011), 51'

 

Carnevale in Friuli propone, per iniziativa del Nuovo Museo Etnografico del Friuli di Udine, una panoramica su alcuni carnevali tradizionali che ancora “resistono” in diverse zone del Friuli prealpino (Sauris, Resia, Tarcento, Montefosca e Rodda), articolandosi in alcuni brevi documentari monografici di approfondimento. Le linee guida di questa ricognizione riguardano l'uso e la realizzazione delle maschere lignee – attività tutt'ora praticata a Sauris, Tarcento e Rodda – e il racconto dei vari riti carnevaleschi con le principali maschere ad essi correlate. Quest'ultime caratterizzano i carnevali di Sauris (con il Kheirar e il Rölar) e Rodda (con l'Anjulac, lo Zluodej e i Pustje); a Montefosca invece ci si sofferma sulla corsa dei Blumarji. Un importante capitolo è dedicato al Carnevale di Resia, con il funerale ed il rogo del fantoccio – il Babac – che avviene il Mercoledì delle Ceneri e che comprende una fondamentale divagazione sull'importanza della musica tradizionale resiana nei vari momenti della festa.


Per la realizzazione dei filmati, prodotti da Nikam immagine video in collaborazione con il Centro studi Nediža, oltre ad aver seguito nei vari luoghi l'edizione del Carnevale 2010, si è dato ampio spazio alle riprese presenti nel nostro archivio: le immagini storiche relative a Resia e alle Valli del Natisone, infatti, sono state estratte dai filmati super8 di Paolo Petricig del 1978, mentre per quanto riguarda i Blumarji è stato ampiamente utilizzato anche il filmato girato a Montefosca da Sergio Ferrari, operatore dell'Agenzia Alpe Adria, nel 1979.
Nelle interviste si è voluto dare rilievo alla testimonianza delle persone che effettivamente portano avanti questa tradizione partecipandovi da protagonisti – più che coinvolgere studiosi che hanno trattato i carnevali di montagna in numerose pubblicazioni – interrogandosi assieme a loro anche sul ruolo della tradizione nella vita contemporanea, su come essa sia stata modificata dai ritmi attuali, sul futuro che usanze di questo genere possono avere, sul rapporto con il “pubblico” e con la spettacolarizzazione di questi momenti, che in passato erano praticati esclusivamente dalla comunità di paese, ai fini della promozione turistica del territorio.
Nel realizzare le interviste, nella maggior parte dei casi, si è privilegiato l'uso delle lingue locali, passando quindi dal saurano al resiano, dal friulano allo sloveno del Natisone, al fine di mettere in luce anche le peculiarità linguistiche di ogni territorio preso in esame, ritenendo che siano proprio i dialetti, nelle loro varianti locali, il veicolo che maggiormente è in grado di rendere le sfumature dell'argomento trattato, oltre che per dare agli utenti la possibilità di apprezzare la musicalità di ogni parlata, che nessuna trascrizione fonetica può restituire pienamente.

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