Nemmeno quando posare davanti alla camera sia un fatto ingenuo e inconsapevole, comunque, la certezza del documento è incrollabile. Si dovrebbe, innanzitutto, poter decidere chi sarà lo spettatore per conferire a delle immagini il loro statuto. Se lo spettatore conosce e crede in quello che vede o se esso è estraneo, può distaccarsi nell'osservazione. I filmati amatoriali ne sono uno dei più fini esempi. “Quella” cena, “quella” partita, “quella” passeggiata smarriscono la loro carica affettiva con lo svanire dei loro stessi protagonisti. Uno sguardo antropologico, sociologico, nostalgico lo possiamo assumere soltanto se siamo estranei alla loro origine. Chi conosceva il senso o l'affezione per quelle immagini è scomparso, mentre le immagini stesse, affidate al loro mutevole supporto sono rimaste. Spesso correliamo la scientificità dell'analisi al distacco dello sguardo. Ma quando si faccia attenzione alla vecchiaia del loro supporto, alle macchie, le sovraesposizioni, gli inceppi di una pellicola, questi filmati da documento diventano materiale visivo. Da essi promana un senso del tempo, una corrosione della memoria che ci spinge ad una fabulazione che è solo compensativa. Si fantastica sul rimosso, poiché l'immagine persiste, ma il suo reale contesto è perso.

Denis Viva
(tratto dal catalogo Storyboard, ed. Forum, Udine 2010)

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