DENTRO I PAESI
Valli del Natisone 1968
fotografie di Riccardo Toffoletti


(…) sembrerebbero felici, senza problemi apparenti. Ma risalendo queste Valli, guardando oltre le apparenze delle cose subito ci si accorge che il verde dei monti e la pace riposante delle Valli, nascondono il progressivo abbandono dell’uomo, le crepe che spesso fendono i muri, la lentissima morte di tanti paesi un tempo fiorenti.


Questa mostra è un salto indietro di quarant’anni ma è, allo stesso tempo, un salto che ci fa ricadere sul posto, nel nostro presente.
Le poche righe tratte dall’articolo di un giornale locale, pubblicato nel 1968, potrebbero essere state scritte oggi, tanto puntualmente si sovrappongono all’immagine delle Valli del Natisone che ora abbiamo di fronte. Quasi si trattasse di un oscuro incantamento che annulla i quaranta anni trascorsi e in cui l’avvicendarsi degli innumerevoli “piani strategici di sviluppo” rimasti sulla carta rappresenta il molesto rumore di fondo, ora come allora questa immagine racconta fondamentalmente di una progressiva sparizione: quella delle persone, sottolineando impietosamente come luoghi un tempo abitati e vissuti siano con gli anni divenuti, verrebbe da dire, sempre più inadatti alla vita.
Quando Riccardo Toffoletti realizzò le fotografie di questa esposizione, il paesaggio di fronte ai suoi occhi era ancora vario e ordinato, a testimonianza del plurisecolare lavoro di una comunità rurale, a differenza di oggi dove l’inarrestabile avanzata del bosco ha cancellato ogni traccia della mediazione regolatrice dell'uomo sul territorio.
Un’immagine da cartolina che non poteva essere soggetto di alcuna fotografia panoramica: erano, questi, luoghi proibiti all’obiettivo fotografico dai diktat delle servitù militari, che in quegli anni gravavano pesantemente su questa terra di confine.
Riccardo Toffoletti, che decise di indagare quest’area e la sua comunità, fu “costretto” quindi a penetrare nei paesi, nelle case, negli sguardi e nei discorsi degli abitanti, andando oltre le apparenze della pittoresca vita del montanaro e scoprendo una realtà di stenti e abbandono, testimoniata dalla voce di persone amareggiate e disilluse, ritratte sulla soglia del nulla, in attesa di una fine che giorno dopo giorno si concretizzava davanti ai loro occhi.

 


Trusgne (Drenchia) Vigiac Mariančin

Polava (Savogna) Milica, la vergine rossa
Con una fotografia asciutta e ruvida, con un bianco e nero implacabile, con l’immediatezza di un approccio che escludeva dichiaratamente ogni compiacimento estetico sottolineando la volontà di “uscire dalle pastoie dell’arte”, Toffoletti usò la macchina fotografica come un potente e affilato strumento di documentazione, per denunciare la drammatica condizione di abbandono e disinteresse che stava sgretolando un’intera comunità, altrimenti ricca di sedimentazioni culturali. Nel 1968 il suo fotoreportage venne presentato alla Galleria del Centro arti plastiche di Udine: sollevare il velo che ricopriva questa piaga fece scalpore, ma significò anche smascherare la cattiva coscienza e l’inadeguatezza di un’intera classe dirigente, non solo a livello locale.
Proporre queste fotografie a distanza di 40 anni dalla loro realizzazione non è un'operazione che si rivolge al passato né tantomeno una sterile celebrazione di quel periodo militante, ma la dimostrazione dell'attualità e della capacità di queste immagini di suscitare un'attenzione critica su un'area e la sua comunità che ancora oggi presentano elementi di criticità, contraddizione e potenzialità inespresse.

 


Cividale del Friuli, maggio-giugno 2007

Cividale del Friuli, maggio-giugno 2007


Udine, Palazzo Florio, settembre 2007

Ozzano Taro (PR), Museo Guatelli, maggio-luglio 2008

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